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IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIOR AMICO
(MY BEST FRIEND'S WEDDING)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 dicembre 1997
 
di P.J. Hogan, con Julia Roberts, Rupert Everett, Dermott Mc Mulroney, Cameron Diaz (Stati Uniti, 1997)
 
Julia Roberts
Critica gastronomica di successo (dettaglio del quale gli autori, dopo avercelo comunicato, si disinteressano completamente) la volitiva Julianne si sente annunciare dal suo ex-amante l'intenzione di voler sposare quattro giorni più tardi la giovane, ovviamente ricca (oltre che discretamente ammosciata dagli autori in questione nel tentativo di far quadrare i conti della sceneggiatura) Cameron Diaz, che qualcuno ricorderà ballerina altrettanto discretamente sexy in THE MASK.

Si sa come vanno queste faccende sin dai tempi della volpe con l'uva: basta, alla nostra Julianne soltanto l'idea di questa sconfitta brutalmente annunciata per riaccendere ardori più o meno sopiti. E per farla precipitare nella sempre fotogenica Chicago, con l'intenzione di guastare la festa al suo ex-spasimante: un insipido Dermot Mc Mulroney, cui gli eccessi di fondotinta rendono immediatamente dubbi i decantati exploit eterosessuali.

Pessima idea, quella di Julianne. Forse per non essersi mai presa la briga di visionare i mitici esempi cinematografici in circolazione dai tempi dei brillanti bisticci di Cary Grant e James Stewart, alla riconquista della Katherine Hepburn della PHILADELPHIA STORY di George Cukor... Cosi che, inevitabilmente, più lei s'abbassa a stratagemmi di dubbio gusto destinati a mandare all'aria il matrimonio imminente, più i vincoli amorosi fra la smunta fidanzata e l'oggetto del desiderio lungo cigliato paiono rinsaldarsi. Ed il film trascinarsi stancamente su dei binari posati da tempo.

Poco male, mi direte, visto che alla commedia si chiede innanzitutto di ripercorrere per il nostro immutato piacere, proprio gli stessi, immutabili tragitti. Certo, ma a due condizioni: identificazione da parte dello spettatore, ed invenzione nell'assurdo. Ora, la sola assurdità di IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIOR AMICO sta nell'aver proposto a quella che è notoriamente la più desiderabile delle cerbiatte in circolazione, a Julia Roberts, il ruolo non solo dell'antipatica, ma pure dell'incallita perdente... Ed in quanto all'inventiva, il pur acclamato australiano J.P. Hogan sembra averne smarrito ogni segreto attraversando il Pacifico: solo in un paio di sequenze musicali ritrova quella voglia di diversità che aveva fatto il pregio di MURIEL'S WEDDING.

Rimangono, per uno di quei miracoli che rendono il progetto cinematografico talvolta imprevedibile, le apparizioni di Rupert Everett, un attore che non era mai apparso particolarmente a suo nel genere brillante. Nel ruolo dell'amico omosessuale spedisce il film, ad ogni sua replica alla volonterosa Julia Roberts, in quei paradisi che avrebbe dovuto meritarsi: quelli della provocazione e dell'assurdo, del sogno e della fantasia.


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